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NOI TECHPARK. Polo Scientifico Tecnologico di Bolzano

CLIENT : BLS SPA

VOLUME: 201.480m3.

STATUS: Completed

PLACE: Bolzano - IT

YEAR: 2018

COMMITTENTE : BLS SPA

VOLUME: 201.480m3.

STATO: COMPLETATO

LUOGO: Bolzano - IT

ANNO: 2018

Noi TechPark is an intervention of urban requalification of the industrial district of Bolzano. The Technological Park is located in the ex-Montecatini factories, becoming a great example of industrial archeology reuse. This was a negleted area of the city, which felt into disuse for 30 years: this reconversion gives back to the citizens a public space chatacterized by innovation, research and new entrepreneurship .

The ex-Montecatini areas, in the industrial district of Bolzano, are tangible pieces of history (of the town and its society) which appear to be frozen in time.
During the fascist period Mussolini imposed the construction of big factories in town in order to italianize South Tirol.
Between 1934 and 1939, Montecatini had been the first company to settle, followed by Lancia, Falck the steel company, and the Magnesium Factory.

The new building appears as a Black Monolith recalling Kubrick’s masterpiece. This is a horizontal monolith plunged into the ground and surrounded by the existing buildings: the spark of intelligence made evolution possible. Where the black Kubrick Monolith is a vertical and dominant figure, here it is almost horizontal, slightly tilted expressing the insufficiency of our knowledge.
It recalls a torn down "Table of Law", a figurative image of how Humanity through the study of new theories unhinges and cracks the Laws of Nature.
The building becomes an ideological bridge, a transitional element from the primitive and rudimental man to the evolved one thanks to Science. The former is represented by the old factory, while the new building will show itself as the catalyst of evolution and innovation. The Monolith represents something perfect which is still unknown, but we aim to unveil and discover. The future is ready to be shown to the world.
The building can also be interpreted through the “Ark of the Covenant” between Humanity and Technology, tradition and innovation, pragmatism (factory) and empiricism (laboratory), the architectural concept and the concrete technological production.

Such concepts take shape into a three-dimensional pure and linear building, in a black long parallelepipedon split in perfectly juxtaposed blocks. 
Every block opens up into its centre with an inner court, in order to get natural light they will be completely glazed. The exterior is dark and its appearance is as sealed as possible, with some hairline crack openings. The cladding is a black layer of dense aluminum foam. The external view of the Black Monolith appears as a unique entity.

The research institutes are located in the aft of “the Ark” made by a one-way glass curtain wall. The bow is a cantilevered element supported by mirror covered pillars that emphasize the floating effect of the Monolith. 
In its interior, the building is shaped by two big empty spaces: a winter garden courtyard as a representation of Nature’s attempt to take back the anthropized areas, and a big atrium that highlights the old water tower. As in former times, the latter is still used as a tank for water which nowadays allows the new building to be heated or cooled down. 
The original entrance to the "ex Alumix" complex has been preserved. The former facilities building now hosts the new restaurant and bar.
Once you cross the thereshold you encounter a large outdoor area: a square. gardens, sport facilities and rest areas, dominated by the old factories and the new black building. Under the monolith a large underground square has been excavated whose access stairway follows the inclination of the overlying element and becomes a suggestive open-air theater.

 

 

 

 

 

 


 

NOI TECHPARK è un intervento di riqualificazione dell’area industriale di Bolzano che grazie al recupero delle fabbriche “ex Montecatini” insedia il nuovo polo scientifico e tecnologico.

La riconversione riporta il lavoro nell’area dismessa da quasi 30 anni restituendola alla città come opera pubblica.

Le aree della “ex Montecatini”, nella vecchia zona produttiva di Bolzano, sono brani di storia industriale rimasti quasi intonsi nel tempo. Era stato Mussolini, per l’italianizzazione del sudtirolo, ad imporre la costruzione di alcune grandi fabbriche in città. La “Montecatini”, tra il 1934 e il 1939, era stata la prima azienda ad insediarsi, poi sarebbero venute la Lancia, le acciaierie Falck e la fabbrica di Magnesio. 

Il nuovo edificio, chiamato anche ‘Black Monolith’, si allunga sull'intero lotto come un vascello futuristico che rimanda all'idea di conoscenza e nel quale il ciclo produttivo dell'oggetto, pesantemente ancorato all'idea classica di “fabbrica”, si fa immateriale ed astratto e trova rifugio nella prua sospesa sull'esistente. L'edificio appare come una sorta di “Monolito nero” di kubrickiana memoria riverso al suolo e quasi conficcato con veemenza tra le costruzioni esistenti. È la scintilla dell'intelligenza che ha reso possibile l'evoluzione; ma se in Kubrick era rappresentata da una figura verticale e dominante, qui viene resa leggermente inclinata proprio per dichiarare l’insufficienza delle nostre conoscenze. È una sorta di tavola della legge abbattuta, in quanto l'uomo, proprio attraverso nuove teorizzazioni, scardina e spezza, mettendole in discussione, le leggi della Natura. È un ponte ideale, elemento di transizione, attraverso l'uomo esperiente (i laboratori), tra il primitivo (metaforicamente rappresentato dalle officine, legate ad una manualità che appartiene al passato) e l'uomo evoluto (la punta sospesa e proiettata verso l'alto, verso l'ignoto, verso un sapere superiore). Il Monolito è ancora la rappresentazione di qualcosa che, nella sua semplice perfezione, non si conosce, ma si anela a svelare. È il futuro che si sottomette all'analisi ed allo studio da parte di chi vuole esplorarlo. Ma l'edificio può essere letto anche come “Arca dell'Alleanza” tra uomo e tecnologia, tra tradizione ed innovazione, tra pragmatismo (officine) ed empirismo (laboratori), tra idealità dell'architettura e concretezza della produzione industriale del bene. Tali concetti si compiono tridimensionalmente in un edificio lineare e puro, essenziale e pulito, in un parallelepipedo nero che svetta verso l’alto, tagliato in blocchi, perfettamente giustapposti. La struttura implode in se stessa aprendosi alla luce esclusivamente attraverso le corti interne, completamente vetrate, il cui impalpabile tessuto penetra l'inflessibile resistenza del terreno; unica concessione verso l'esterno è data da sottili tagli praticati nella scura pelle in “schiuma di alluminio”, schermati dall’andamento tridimensionale della facciata, in modo da non scalfire la densa solidità del Monolito.

A livello funzionale, la poppa dell'arca, chiusa in basso da vetrate a specchio, come a specchio sono le superfici delle strutture portanti, in grado di non comprometterne visivamente la linea netta, accoglie gli spazi riservati agli enti di ricerca. La prua, librata su esili pilastri, chiude i propri ambienti intorno ad una corte-giardino, in cui la Natura tenta di riappropriarsi di aree antropizzate, e ad un grande atrio che mette in risalto la figura totemica della torre piezometrica. Quest'ultima riprende l'originario ruolo di cisterna, la cui acqua serve come accumulo termico per la climatizzazione del nuovo edificio.

L'ingresso al complesso “ex Alumix” avviene attraverso il portale originario, a destra del quale uno degli edifici fronte strada ospita il nuovo ristorante/bar aperto al quartiere e alla città.

Varcata questa prima soglia ci si trova all'interno di una vasta area, sistemata a piazza e a parco, visivamente dominata dalle vecchie centrali e dal nuovo edificio nero. Sotto di esso è stata scavata una piazza interrata, la cui scalinata d'accesso diviene cavea del teatro all'aperto e segue l'inclinazione dell'elemento sovrastante.

Video credits: NOI Techpark

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